martedì 1 gennaio 2013

Le motivazioni di una scelta


Il desiderio di iniziare il mio percorso pittorico “attivo” nasce dal mio grande amore per la cultura giapponese.
In particolare mi ha sempre affascinato il periodo dei Samurai che va dalla fine del XII secolo, quando il governo aristocratico dii Taira fu sconfitto dal clan di Minanoto Yoritomo che spodestando l’imperatore si diede il titolo di Shogun e stabilì la supremazia dei Samurai, sino alla metà del XIX secolo quando iniziò il loro declino.

Nel periodo di maggior fasto della storia dei Samurai, più o meno verso il 600 appaiono le Geisha, intese come donne intrattenitrici, altra interessante figura erroneamente considerata dalla cultura occidentale per molto tempo solo al pari delle nostre prostitute ma che ben altro ruolo e potere aveva all’interno delle case di piacere.

“Noi geisha non siamo cortigiane e non siamo mogli. Vendiamo la nostra abilità, non il nostro corpo. Creiamo un altro mondo, segreto luogo solo di bellezza. La parola geisha significa artista, ed essere geisha vuol dire essere valutata come un'opera d'arte in movimento”.




Questo periodo storico è costellato di enormi segreti, inesorabili complotti, sanguinose battaglie per il potere, di sensuali piaceri, di immense opere d’arte, di violenza esagerata e spiritualità intensa , di voluttà e rigide regole di comportamento, di grandi passioni e leggi intransigenti, il tutto portato alle estreme conseguenze.

Questo vale sia per i samurai :
 “In un mondo irreale, la morte è l’unica verità. Vivere la vita quotidiana come se si fosse già morti, è seguire la Via della Verità”
sia per le geisha :
“Noi non diventiamo geisha per perseguire il nostro destino... noi diventiamo geisha perché non abbiamo scelta”
che dovevano sottostare a codici di comportamento assurdamente disciplinati, educazione al sacrificio, ferree regole di vita e molto allenamento nelle diverse abilità richieste. Mi sono messa così a studiare la storia di questi personaggi ormai parte della leggenda e le forme di questo mondo così lontano dalla nostra cultura ricercando tra le apparenti morbidezze delle vesti e i sinuosi gesti delle tradizionali cerimonie, la pulizia intellettuale e l’ ordine patologicamente rigido, tipico della mentalità di quell’umanità.

La mia analisi è partita dall’osservazione di ciò che meglio rappresenta il Giappone, il ventaglio.

Accessorio immancabile nell’universo femminile e strumento di guerra in quello maschile, il ventaglio cela la bellezza e ammanta lo sguardo di fascino, ma nasconde l’intenzione. E’ strumento di seduzione ma arma letale. E’ semicerchio ma triangolo, fluidamente rassicurante ma strutturalmente acuto e pericoloso.

Il triangolo come figura simbolica e geometrica diventa quindi parte integrante della mia forma espressiva e rappresentazione grafica di quasi tutte le figure che compongono i miei quadri, i quali alternano geometrismi affilati e asciutti a forme più morbide e meno angolose mantenendo comunque fede alla rigida e inflessibile morale di una cultura, quale quella giapponese, che ha fatto della precisione e dell’intransigente accuratezza dei suoi riti quotidiani una filosofia di vita.


E’ uno stile spigoloso, di una rigorosità etica ancor prima che estetica, volta alla speculazione del tratto distintivo piuttosto che perdersi nel dettaglio. Lo scopo è la ricerca dell’essenza, della matematica certezza, della stabilità delle linee dritte, dei cromatismi decisi e netti dell’ordine contro il caos, della ragione piuttosto che della passione.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissimo post e quadri molto particolari. Prosegui sulla "dritta" via !

La raddrizzaquadri ha detto...

Grazie per l'apprezzamento , seguirò il tuo consiglio e proseguirò per la "retta" via !

Simone Pasini ha detto...

Veramente dei bei quadri, molto particolari e diversi dal solito. Si potrebbe considerare una evoluzione geometrica dell'Ukiyoe.
Bravissima

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