domenica 10 febbraio 2013

Mes Africains


Il Giappone è dritto, l’Africa è curva


Il titolo di questo post, tratto da un articolo del collezionista d’arte francese Jean Pigozzi e trovato per caso poco tempo fa in rete, qui l’originale, nemmeno a farlo apposta, riassume esattamente quella che è stata la linea pittorica che ha mosso la mia ispirazione.
Chi mi conosce e ha già letto la sezione dedicata alle opere di stampo giapponese qui, riconoscerà certamente nella prima affermazione un chiaro nesso con la mia passione per il geometrismo estremizzato dei soggetti e il loro essere ingabbiati in confini delimitati da linee inesorabilmente dritte.
Questa affermazione il Sig. Jean Pigozzi la pubblica nel 2011 ma la sottoscritta aveva già sviluppato, del tutto inconsciamente, questo concetto nel lontano 2007, periodo nel quale ho cominciato ad approfondire la mia personale filosofia sul tema.
Il problema e’ che non mi chiamo Jean Pigozzi e che purtroppo tutte le mie belle teorie sono rimaste solo mie senza nessuna divulgazione.

Ma non è finita!

Dopo la fase giapponese il mio appetito espressivo e la mia urgenza di creatività volevano guardare oltre.
Avevo scoperto il colore e le diverse opportunità che le mescolanze cromatiche potevano creare e intuii che stavo cercando un modo in cui mettere insieme l’apparente staticità e il rigore formale delle opere di ispirazione giapponese con la voluttuosa morbidezza di una pennellata di colore.
Ma quale poteva essere il soggetto?

Cominciai a pensare alle sensazioni che il colore produceva dentro di me.
I colori che utilizzavo per le tele giapponesi erano soprattutto nero, grigio e un po’ di rosso.
Il motivo era ovvio.
Questi tre colori, soprattutto il nero e il grigio rappresentavano l’austerità composta, la fierezza rigida e controllata, la dignitosa sobrietà, l’altera essenzialità, insomma tutte le caratteristiche che volevo rappresentassero quel mondo come io lo vedevo.
La vasta gamma delle altre colorazioni in quel contesto non era interessante perché non interpretava la natura del pensiero che sottostava alle opere stesse.
Nella mia testa il Giappone era solo dritto e in quell’aggettivo c’era tutta la ragione della sua essenzialità.
Quindi dovevo pensare a qualcosa che si distaccasse dalla freddezza e dalla glacialità della linea dritta e trasformarla in qualcosa di sinuoso e morbido, voluttuoso.
Non volendo tradire tuttavia la parte più razionale di me e la mia grande passione per la grafica ho cominciato a creare delle linee curve, quasi le spirali di un serpente e da quelle idee scarabocchiate sui miei fogli sono nati a poco a poco i miei guerrieri africani e le loro donne.



Volevo un’Africa ricca di tradizione, fiera nei suoi costumi, che emanasse nobiltà, impavido coraggio, regale bellezza.
L’Africa della fame e della sete, vituperata e offesa nelle sue più care origini forse in questo modo poteva essere almeno in piccola parte riscattata da quell’immagine ormai entrata comunemente a far parte del pensiero occidentale di un’Africa povera, distrutta e allo sfacelo.
Ho iniziato così a tracciare, nell’essenzialità della grafica, forme più curvilinee per i miei soggetti analizzando posture e comportamenti e tentando di dare espressione vitale a corpi e volti totalmente neri e apparentemente privi di caratteristiche somatiche soggettive.

Senza occhi, senza bocche, sottolineando soltanto i loro profili e le loro vesti, tuttavia i personaggi emergevano e diventavano indipendenti, quasi rappresentazioni di temi e vite che si accavallano a raccontare una storia, la storia di un’Africa ancora gioiosa, laboriosa, nobile ed eroica, dignitosa e austera.

Era nata la mia Africa curva, come afferma Jean Pigozzi.
Vedete che tutto ora (Raddrizza)quadra?
Onore al merito a Jean Pigozzi ma chapeau alla sottoscritta! N’est pas?

2 commenti:

Unknown ha detto...

Che meraviglia Daniela... Ad ogni post apei un mondo e mi riempi di curiosità verso un settore che conosco davvero molto poco...
Grazie!!!

La raddrizzaquadri ha detto...

Grazie Viviana per il tuo commento. Anche io ti ammiro molto sia per la passione sia per la forza d'animo che ti contraddistinguono. Sei una donna meravigliosa e spero continuerai a seguirmi.Con affetto, Daniela (Kitty)

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