Il momento della contemplazione nella tradizione estetica giapponese è
ammirazione del divino, immanente in ogni essere presente in natura, e l’attimo
fuggevole ed effimero della fruizione della bellezza trasmette gioia e
benessere all’uomo che, solo per un momento, viene ad essere in sintonia con
l’universo di cui è parte.
I valori etici ed estetici quindi
si fondono con la religione Buddista e la filosofia Zen amplificando concetti come il continuo
allenamento e l’ostinata ripetizione, alla ricerca di quella stessa perfezione
che l’uomo può ritrovare solamente in natura.
La bellezza è nell’equilibrio di
sentimento e tecnica, la bellezza è pulita, essenziale, la bellezza è silenzio che
porta alla concentrazione, alla meditazione, alla consapevolezza di sé.
Da queste considerazioni, del tutto
congeniali con la filosofia che sottende
le mie opere, ho voluto reinterpretare le famose disposizioni di fiori
giapponesi Ikebana in forma grafica.
Sono composizioni semplici, serene,
che sottendono alle regole ritmiche
delle strutture architettoniche,
equilibrio e armonica distribuzione degli elementi scevri da
infrastrutture che potrebbero danneggiarne la purezza e la linearità,
pazientemente costruite nell’assoluto silenzio della moderazione e della
modestia.
Un omaggio alle multiformi espressioni della natura dal titolo Silente Perfezione.
Silenti non solo perché rientrano
nella categoria delle nature morte (in inglese Still Life, letteralmente Natura
Silente) ma anche perché frutto di un lavoro di concentrazione nel silenzio
alla ricerca dell’equilibrio fra razionalità e sentimento, fra spazio e forma,
esaltazione della linea e del ritmo: un’ unione seppur per un attimo effimero
fra terreno e divino che le rende perfette.
Piccole notizie sull’Ikebana.
E l’arte giapponese della disposizione dei fiori
recisi, anticamente conosciuta come Kadō (華道 o 花道).E un'arte molto antica che ha le
sue origini in Oriente ma solo nel complesso artistico e religioso del Giappone
ha trovato il terreno fertile per il suo sviluppo trasformandosi, da iniziale
offerta agli dei, in una multiforme espressione artistica. Le sue origini
risalgono al VI secolo d.C.
In origine l'arte dei fiori era praticata solamente
dai nobili e dai monaci buddhisti, che rappresentavano le classi elevate del
Giappone, e solo molto più tardi si diffuse in tutti i ceti diventando popolare
con il nome di Ikebana. Il primo stile, piuttosto elaborato, fu il Rikka che comprendeva la
presenza nella composizione di ben sette elementi: i tre rami principali e i
quattro secondari. In seguito venne elaborato uno stile più semplice, il Nageire. In epoca moderna ogni
scuola adottò un proprio stile personale e si cominciarono ad usare anche vasi
bassi dal bordo poco elevato ed elementi di contorno come sassi, rami secchi ed
altri materiali naturali.L’ikebana nasce
dall’osservazione della natura ed evita lo scadimento stilistico con lo studio
costante delle forme, la conquista della tecnica e il continuo perfezionamento
dei mezzi interiori e manuali. Nulla
sfugge a questo continuo controllo e forme e materiali si amalgamano in vicendevole
scambio di equilibri razionali e armonicamente logici.
Alla base della
costruzione, qualunque sia la forma dell’ikebana, troviamo il triangolo. Triangolo che raffigura il
cosmo, simbolo della montagna e del fuoco se ha il vertice in alto, della
caverna e dell’acqua se ha il vertice in basso e anche simbolo delle fasi della
vita, passato presente e futuro, nascita maturità e morte. Come queste forze si
devono armonizzare per formare l’universo, così i rami si devono equilibrare
nello spazio senza sforzo apparente. Questa l’essenza dell’ikebana: completezza
conchiusa e potenzialità dinamica.